Quali princìpi orientano il nostro lavoro?
Il Lavoro Sociale è teorizzato, ha linee guida metodologiche, ma non dispone di manuali di riferimento pratici che offrono risposte a dinamiche specifiche, quindi, non può essere descritto attraverso procedure standard, poiché ogni intervento richiede specifiche riflessioni e interventi.
Forse, una delle poche regole trasversali del Lavoro Sociale è espressa dal principio Ippocratico, ovvero la non maleficenza.
Riassumendo malamente, l'unico modo per fare sicuramente la cosa giusta è il non fare la cosa sbagliata.
La finalità dell’operatore sociale deve quindi evitare interventi che possano risultare nocivi.
Si pone quindi una riflessione: spesso, ciò che determina l’intenzione degli obiettivi è il risultato dell'equilibrio tra etica, moralità e rispetto delle volontà e dei bisogni dell’utenza.
L’etica, dal greco èthos, si riferisce alla riflessione speculativa sul comportamento pratico umano e indica il perseguimento del vero bene e dei mezzi per raggiungerlo, nonché i doveri verso sé stessi e gli altri. Si distingue dalla morale, che rappresenta un insieme di norme e valori specifici di un gruppo sociale in un tempo e luogo storicamente determinati.
Ma come rapportiamo questo nel lavoro nei contesti comunitari?
Le politiche di welfare raramente forniscono supporto e finanziamenti agli enti per progettare interventi mirati all'unicità degli utenti. È comune, invece, che i fondi vengano assegnati in base a bisogni definiti per gruppi target prestabiliti. Questa prassi porta alla creazione di contesti abitativi gruppali, nei quali sembra quasi inevitabile che si tenda alla standardizzazione degli interventi e alla creazione di approcci trasversali.
Come si deve porre un professionista del Lavoro Sociale nei contesti di gruppo? Esistono elementi che permettono di orientare gli interventi?
Prendiamo come esempio una situazione di un contesto di comunità, dove una persona frequentemente non gradisce il pasto previsto dal menù prestabilito e, autonomamente, si procura delle alternative: come ci comportiamo se, a fronte di quanto sopra, altri utenti che non dispongono delle stesse possibilità, manifestano disappunto o invidia nei suoi confronti?
Riportando quanto osservato nel paragrafo precedente, un intervento sociale fondato su un giudizio morale dovrebbe essere universalizzabile, ossia valido per ogni persona che si trovi nella medesima situazione, a meno che non emergano differenze rilevanti e, qualora ce ne fossero, le azioni dovrebbero essere guidate da considerazioni etiche che le tengano in debita considerazione.
Questo ci riporta alla dicotomia dei concetti di equità e uguaglianza, dove la prima mira a una distribuzione delle opportunità educative che tenga conto delle esigenze individuali, assicurando libero accesso e assenza di barriere.
Al contrario, l’uguaglianza implica un’eguale distribuzione di risorse, strumenti e interventi, partendo dal presupposto che tutti abbiano le stesse condizioni di partenza, senza necessariamente considerare le differenze individuali e di contesto. Applicando il concetto alla situazione precedente, potrebbe essere, ad esempio, un intervento che si orienti nella limitazione dell’autonomia del singolo a favore dell’uniformità delle condizioni dell’utenza.
Una possibile risposta a queste domande arriva dalla definizione della Nuova Etica di Jean-Paul Sartre, la quale declina il significato del concetto alla realizzazione autonoma e individuale della libertà umana.
Questa visione, traslata nella pratica del Lavoro Sociale, suggerisce che l’operatore possa agire come facilitatore della libera espressione dell’individuo, in modo che ciascuno possa vivere ed esprimere pienamente la propria autonomia e autodeterminazione.
Esplorando nuovamente la situazione proposta in precedenza, come applicare il concetto della Nuova Etica?
Credo possa essere percezione comune che, all'interno dei contesti comunitari, spesso accada che gli interventi si basino sul principio del Male minore: non accontentiamo il desiderio di un singolo per non scontentare l'intero gruppo.
Appare più saggio limitare il danno su base quantitativa, o utilitaristica.
Il dilemma etico noto come Uccideresti l'uomo grasso?, proposta dal filosofo Peter Singer, ci pone di fronte al seguente dilemma: ci si trova davanti a un treno fuori controllo che sta per investire cinque persone. L'unico modo per salvarle è spingere un uomo molto corpulento sui binari, in modo che il suo corpo fermi il treno, sacrificandolo per salvare gli altri.
Questo scenario evidenzia un profondo conflitto etico tra due approcci morali:
- Utilitarismo: Da una prospettiva utilitarista, l'azione moralmente corretta è quella che produce il massimo bene per il maggior numero di persone. Quindi, spingere l'uomo grasso è giustificato perché salva cinque vite a scapito di una sola, ottenendo un bilancio positivo.
- Deontologia: Secondo l'etica deontologica, ispirata alle idee di Immanuel Kant, non si devono violare principi morali assoluti come il rispetto della dignità e dell'integrità delle persone. Uccidere una persona innocente per un fine positivo è inaccettabile, indipendentemente dal numero di vite salvate, perché ogni individuo non dovrebbe mai essere usato come mezzo per un fine.
Il dilemma mette in luce la tensione tra il perseguimento del bene collettivo e il rispetto dei diritti individuali. Allo stesso modo, nel contesto comunitario posto in precedenza, l'operatore sociale si trova di fronte a una scelta etica complessa: rispettare l'autonomia dell'individuo che desidera esercitare la propria libertà alimentare o uniformare le regole per mantenere l'armonia del gruppo ed evitare sentimenti di invidia?
Trovare soluzioni non è semplice. L'operatore sociale può agire come mediatore, promuovendo il dialogo tra gli utenti e facilitando la comprensione reciproca. Si può lavorare per creare un ambiente in cui le esigenze individuali siano riconosciute e valorizzate, senza compromettere il benessere collettivo?
Marco Vanzini per #ImpegnoSociale
Riferimenti:
- Banks, S. (1999). Etica e valori nel servizio sociale. Dilemmi morali e operatori riflessivi nel welfare mix (Vol. 24). Edizioni Erickson.
- Edmonds, D. (2020). Uccideresti l'uomo grasso?: l dilemma etico del male minore. Raffaello Cortina Editore.
- Fontana, P., & Sangalli, S. (2015, September 9). Etica e morale: Differenze, analogie, puntualizzazioni lessicali per una corretta analisi. Quale destino nel deserto del nichilismo? Iuris Prudentes. Retrieved from https://www.iurisprudentes.it/2015/09/09/etica-e-morale-differenze-analogie-puntualizzazioni-lessicali-per-una-corretta-analisi-quale-destino-nel-deserto-del-nichilismo/
- Sartre, J. P. (2023). Le radici dell'etica. Il Nuovo Melangolo.
- Vertecchi, B. (2010). Dall’uguaglianza all’equità. CADMO, 2010(2), 1-5. https://doi.org/10.3280/CAD2010-002001
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Commenti
Grazie mille per il tema trattato e gli approfondimenti offerti.