Stagisti: Dalla Teoria alla Pratica

Pubblicato il 11 novembre 2024 alle ore 01:37

“Che cosa cerco nello stage?”. Due sono le risposte principali. Esperienza formativa o lavoro. Chiaramente la seconda racchiude anche la prima, perché uno stage è formativo per definizione (o quantomeno dovrebbe esserlo). Porsi questa domanda (e rispondersi con sincerità) è un passo fondamentale perché uno stage può essere buono per chi cerca una semplice esperienza formativa ma cattivo per chi invece cerca lavoro, e viceversa.
Eleonora Voltolina

 

Giornalista e imprenditrice sociale, femminista, attivista, mamma, lettrice appassionata. Ha fondato la Repubblica degli Stagisti e The Why Wait Agenda.

https://www.linkedin.com/in/eleonoravoltolina/ 

Il 14 novembre si celebra la giornata internazionale degli stagisti, una ricorrenza ideata e realizzata da Fair Internship Initiative (FII) e European Youth Forum.

Con il termine stagista si identificano coloro che stanno per iniziare o hanno già intrapreso un percorso all'interno di un ambiente professionale. I periodi di stage hanno l’obiettivo di comprendere le peculiarità del lavoro, valutare le affinità e, infine, proiettarsi nel futuro e individuare i possibili sviluppi. In questo periodo di pratica professionale, la persona in stage deve avere la possibilità di sviluppare le competeznze e sperimentarne l'applicazione, ma anche riflettere su aspetti identitari, etici e deontologici.

Gli obiettivi dell'evento si possono ricondurre alla volontà di riconoscere il ruolo delle persone in stage, chiarendo le finalità di tali percorsi e nella necessità di affrontare l'abuso dello strumento dello stage, spesso utilizzato per ottenere manodopera a basso costo senza offrire reali opportunità di inserimento lavorativo. La giornata Internazionale degli stagisti mira a sottolineare il diritto di imparare e fare esperienza, sensibilizzando le aziende formatrici ad un accompagnamento consapevole.

Il percorso di stage in ambito sociale

Quando si parla di Lavoro Sociale, si fa riferimento ad una moltitudine di ruoli, mansioni, contesti e persone. Nel senso più ampio del termine, ci si riferisce al lavoro svolto da diverse categorie professionali che operano nel campo del welfare (Banks & Nohr, 2012), le quali prevedono, seppur in diverse modalità, dei periodi di pratica durante la formazione. L’accompagnamento formativo è il processo attraverso il quale si aiuta la persona in formazione a riconoscere l’emergenza delle proprie caratteristiche personali atte allo sviluppo della propria identità professionale, nonché a promuovere e potenziare le proprie modalità relazionali e attitudinali.

Considerando la persona in formazione, questa è un operatore in stage con un mandato a tempo determinato, con obiettivi prestabiliti con l'ente formativo e con un mansionario relativo al suo ruolo all'interno del servizio. Il responsabile pratico, invece, è la figura istituzionale delegata al ruolo di riferimento che funge da facilitatore nel processo di apprendimento esperienziale.
Per dare una definizione, il facilitatore è colui che gestisce e accompagna nelle esperienze associative, le cui funzioni sono prevalentemente riconducibili ad approcci di guida e privi di direttività esplicita. A tale proposito, la facilitazione relazionale è la funzione di osservazione e fluidificazione di un processo relazionale. È una competenza fondamentale nell’accompagnamento intenzionale, poiché promuove il cambiamento e l’acquisizione di conoscenze, competenze e consapevolezza. (Folgheraiter, 2022)

Come facilitare il percorso di stage?

A livello istituzionale e organizzativo, il primo passo deve essere quello di predisporre gli strumenti per garantire un accompagnamento formativo adeguato e consapevole. Di conseguenza, risulta necessario avere consapevolezza del tipo di relazione che si deve instaurare tra la persona in formazione e il suo riferimento formativo, ovvero il Responsabile Pratico (RP).

Ingredienti necessari per un accompagnamento consapevole e funzionale

  • Dissimmetrie mobili: Le dissimmetrie mobili sono rapporti di differenza che permettono e valorizzano relazioni multiple senza che queste diventino gerarchie rigide. Non sono cristallizzate, ma considerate provvisorie e legate a specifiche situazioni educative. La predisposizione di dissimmetrie mobili nella relazione tra RP e persona in formazione crea le condizioni per far emergere potenzialità e aree di sviluppo, favorendo la rielaborazione dell’esperienza e promuovendo auto-riflessione.
  • Ascolto e comprensione di sé: La consapevolezza che un individuo possiede riguardo sé stesso e il suo ambiente, comprendendo la propria identità e il complesso delle attività mentali interne, (Liotti, 2010)
  • Strategie: Ovvero i metodi comunicativi per una comunicazione consapevole, comprendendo le richieste e le aspettative reciproche tra tutti gli attori coinvolti.
  • Obiettivi e metodi condivisi: È fondamentale fornire informazioni sulle regole di funzionamento interne, sui metodi di discussione e decisione utilizzati e sulle metodologie di lavoro. (Nuzzo, 2024)

Il responsabile pratico è la figura istituzionale che funge da garante delle possibilità di sperimentazione e apprendimento della persona in formazione. Le sue funzioni includono l’accompagnamento, la predisposizione di situazioni formative e la facilitazione di scambi e relazioni con – e nel – contesto. (Nuzzo, 2024)

La fiducia è un elemento cardine della relazione tra responsabile pratico e persona in formazione, poiché permette di definire il responsabile come punto di riferimento, facilitando il percorso di apprendimento. La fiducia funge da propulsione d’azione e sostiene il processo di accompagnamento, che richiede personalizzazione dell'approccio e un livello di prossimità per promuovere l’autonomia del discente. (Paul, 2010)

Per un accompagnamento autentico, è necessaria una postura che non sia solo etica, ma anche metodologica: concentrarsi sulle competenze piuttosto che sugli errori. Riconoscere l'altro come un "soggetto capace" è fondamentale per instaurare una collaborazione vera, dove l'accompagnamento si trasforma in un ascolto attivo e riconoscimento delle risorse reciproche, creando così un percorso condiviso di crescita e co-educazione. (Paul, 2010)

L'obiettivo del formatore non deve essere quello di modellare la persona in stage a propria immagine e somiglianza, ma promuovere lo sviluppo di competenze e consapevolezza sul ruolo e sul proprio futuro professionale.

 

Maggiori informazioni sull'evento:

Per conoscere le realtà di Fair Internship Initiative (FII) e European Youth Forum:

Consulta anche:


Marco Vanzini per #ImpegnoSociale

 

Riferimenti:

  • Coppi, A. (2023). Dare fiducia. Dialogo e cura nei contesti educativi. Studi sulla Formazione/Open Journal of Education, 26(1), 173-180.
  • Cutolo, G. (2018). Linguaggio e contesto nella terapia degli esordi psicotici: l’approccio post-razionalista dialoga con l’Open Dialogue.
  • Folgheraiter, F. (2022). Parole Sociali. Erickson
  • Liotti, G. (2010). Dizionario di medicina. Treccani. Recuperato da https://www.treccani.it/enciclopedia/coscienza_res-f395daba-98f1-11e1-9b2f-d5ce3506d72e_%28Dizionario-di-Medicina%29/
  • Maida, S., Molteni, L., Nuzzo, A. (2009). Educazione e osservazione. Carocci
  • Nuzzo, A. (2024) La relazione formativa nell’accompagnamento della pratica professionale – 1. Corso per responsabili pratici. SUPSI Formazione Continua
  • Nuzzo, A. (2024) Ruolo, funzioni e metodi dell’accompagnamento formativo. Corso per responsabili pratici. SUPSI Formazione Continua
  • Paul, M. (2010). L’accompagnamento: una specifica postura professionale. In C. Basin (A c. Di), Accompagnamento. Teorie, pratiche, contesti (pagg. 145–156). Franco Angeli

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.