A volte abbiamo l’impressione che la crescita sia una faccenda da bambini e adolescenti. Si cresce, si matura, poi “si diventa adulti” e da lì in avanti la linea dovrebbe essere stabile, prevedibile, quasi definitiva. E invece no.
Le neuroscienze continuano a ricordarci che siamo esseri in movimento, sempre, anche quando l’apparenza racconta l’opposto. Un studio pubblicato su Nature Communications a fine novembre – frutto dell’analisi di oltre 3.800 scansioni cerebrali da persone tra i 5 e 100 anni – ci dice chiaramente una cosa: la vita non è divisa in blocchi, ma in transizioni.
Il nostro cervello non smette mai di modellarsi e, in certe fasi, cambia persino più di quanto immaginiamo. Gli autori hanno identificato quattro momenti chiave di svolta strutturale nello sviluppo cerebrale:
- Ambientamento e consolidamento nell’infanzia;
- Riorganizzazione massiccia tra preadolescenza e 25-30 anni;
- Stabilità apparente nell'età adulta;
- Riadattamento e selezione nella vecchiaia avanzata.
Sì, esatto: riorganizzazione massiccia tra la preadolescenza - nello studio identificata dai 9 anni - fino ai 32 anni. Questo ci permette di dare significati diversi e più complessi a ciò che ci circonda.
L’adolescenza che dura più a lungo di quanto pensiamo
Per riorganizzazione massiccia si intende un continuo lavoro di rifinitura delle connessioni, di eliminazione di percorsi neurali inutili e di potenziamento di quelli efficaci. Durante questo periodo, il cervello continua la sua crescita in termini di volume e potenziare la rete di comunicazione in maniera più raffinata ed efficiente, La persona cambia sempre, ma non nello stesso modo in ogni fase della vita.
In altre parole, ciò che avviene in questo lasso di tempo coincide con la formazione e la consolidazione della propria identità, con l’esplorazione dei ruoli sociali e la capacità di pensare in modo più astratto e complesso. Il cervello costruisce, passo dopo passo, le basi che useremo nell’età adulta per prendere decisioni, gestire le relazioni, organizzare il pensiero.
Quindi, se un giovane a 27 anni non sa ancora chi è e cosa vuole essere nella vita non c'è da considerarlo in ritardo?
Ecco, no. Se consideriamo che questa lunga adolescenza arriva fin dopo i 30 anni, cambia il modo in cui interpretiamo molte esperienze della vita: l’incertezza lavorativa, i dubbi relazionali, la ricerca continua di ciò che “fa per noi”, la sensazione di essere ancora in costruzione mentre il mondo sembra chiederci certezze immediate.
La biologia ci dice quindi che non siamo in ritardo: siamo nel pieno del processo.
L'adolescenza è un processo che, anziché concludersi a 18 anni, ci accompagna per oltre un decennio ancora.
Ma allora, perché una volta a 18 anni si sapeva già tutto della propria vita?
Perché il contesto sociale funzionava diversamente.
La pressione normativa era forte, e le comunità – più coese e più omogenee – indirizzavano in modo molto netto le traiettorie biografiche. Le opzioni erano poche, i percorsi erano già tracciati e il margine individuale era limitato. In molti casi, più che “sapere”, si seguiva ciò che era previsto.
Oggi il quadro è opposto: la disponibilità di scelte è ampia, le strutture sociali sono meno prescrittive e il futuro è percepito come incerto. Parafrasando Umberto Galimberti “il futuro non è più una promessa, ma una minaccia”.
Questo scenario non concede facilmente serenità e automatismi nel definirsi e nel prendere strade verso il domani, ma porta pressione verso incertezze, valutazioni continue e confronti.
Non obbliga nel senso forte del termine, ma impone di fatto tempi decisionali più lenti e più ponderati.
Sostanzialmente i giovani non sono “in ritardo”, ma si trovano nel pieno del loro percorso fisiologico di sviluppo. E questo ci impone uno sguardo più morbido e meno giudicante.
E qui stanno la responsabilità e la fatica del educativo: non leggere l'incertezza come problema, ma contestualizzarla, ricordandoci che la società di oggi lascia poco margine di errore.
Marco Vanzini per #ImpegnoSociale
Riferimenti:
- Mousley, A., et al. (2025). Brain structural connectivity across the lifespan reveals four major turning points. Nature Communications.
-
Scientists identify five ages of the human brain over a lifetime. Recuperato da: https://www.gatescambridge.org/about/news/scientists-identify-five-ages-of-the-human-brain-over-a-lifetime/
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